Non si parla di Milan, ma si parla sempre di Milan…

Cercando di tenermi aggiornato sul mondo Milan, mi sono imbattuto in questo articolo di sportellate.it. Avevo già fatto qualcosa di simile in questo pezzo sulle 5 leggende, ma l’articolo di sportellate.it è molto più curato e preciso del mio.

Questo articolo mi ha emozionato tanto, ho trovato gli accostamenti e i parallelismi azzeccatissimi e sono stati citati film che adoro e che mi hanno fatto appassionare al magico mondo del cinema.

Data la lunga assenza dal blog, stavo cercando ispirazione per scrivere di Milan senza cadere nell’ovvio e in insulti beceri (che per altro sarebbero tollerabili e sacrosanti, dato il periodo).

In mio soccorso arriva la mia scrivania. Sì, avete letto bene, la mia scrivania. Ho davanti una pila di libri che sto leggendo a rilento e a fatica (sì, so che ho la pessima abitudine di iniziare più di un libro contemporaneamente). Osservandoli, mi sono accorto che, i titoli dei libri possono essere applicati all’attuale situazione rossonera con estrema facilità.

Libri

A partire dal basso:

“Una banda di idioti” John Kennedy Toole

“Immaginatevi un diario del lavoratore, una summa teologica dell’assurdo, una rivolta di operai attorno a una croce eretta nell’ufficio contabilità, chilometri di archivio ridotti a zero in un minuto, un vecchio cliente umiliato senza scampo con una lettera di insolenze ineguagliabili.”

Già il titolo riassume perfettamente la situazione societaria attuale dei rossoneri. È indubbio che la società possa essere definita una banda di idioti, con il Presidente Berlusconi ridotto ad un fantoccio, Galliani che passa il tempo a presenziare fantomatici eventi nei quali ad ogni domanda sul Milan risponde dicendo che spera nell’anno nuovo e perculando i tifosi con manovre di mercato ai limiti della sanità mentale. In più, nessuno sa più nulla su Mr. Bee e la sua corte di finanziatori che in estate sembravano essere ad un passo dall’acquisizione del Milan. Qualcuno vocifera che questo benedetto closing avverrà entro la fine di dicembre, per ora non si è più visto e sentito nessuno, che banda di idioti.

“Calcio Totale” Arrigo Sacchi

“La fortuna è il nome che si da all’abilità altrui.” Cit.

La sola lettura del nome di Arrigo Sacchi mi trasmette i brividi, uno stato di esaltazione mista a malinconia terribile. Se a questo ci aggiungo la lettura della sua biografia, con tanto di analisi di alcune partite storiche del Milan e aneddoti su grandi campioni, ottengo una serie di singhiozzi indefiniti. Il libro è profondissimo, racconta un’epoca calcistica, ma soprattutto di uomini, che non c’è più. Aldilà dei risultati sportivi ineccepibili, uomini dal valore e devozione come Arrigo e i suoi ragazzi è difficilissimo trovarli adesso, ancor più difficile trovarli nel Milan attuale colmo di prime donne e mezzi scarponi (ogni riferimento a Keisuke Honda è casuale).

Dopo aver ripercorso la lunga e vittoriosa carriera di Arrigo anche attraverso le sue vicende umane e i suoi dubbi e paure, ed essere volati fino all’Olimpo calcistico con lui come guida, nel finale del libro si torna bruscamente a terra e ci si commuove per la profondità con la quale “il Profeta di Fusignano” conclude il suo romanzo, con una naturalezza e spontaneità disarmanti.

“Gol di rapina. Il lato oscuro del calcio globale” Pippo Russo

“Gennaio 2009, il Manchester City presenta un’offerta irrinunciabile al Milan per Kakà: 100 milioni di sterline, che in euro fanno quasi 120. Il Milan tentenna, i suoi tifosi si mobilitano per protestare contro la cessione contestando apertamente la società e il suo proprietario. Quando l’affare sembra concluso, giunge un colpo di scena da soap opera. Il centrocampista brasiliano sceglie di rimanere al Milan e lo comunica in modo plateale: ai tifosi radunati sotto la finestra del suo appartamento in via Aurelio Saffi per invitarlo a restare, risponde affacciandosi e sventolando la maglia rossonera numero 22. La sua. L’affare salta, e l’episodio dà modo a Silvio Berlusconi di spendere la facile retorica sul calciatore legato ai colori della squadra e agli indissolubili valori milanisti. 6 mesi dopo Kakà verrà ceduto al Real Madrid per 67,2 milioni di euro.”

La lettura di questo libro ha cambiato il modo in cui vedo il calciomercato e più in generale, il calcio moderno. Per me è stata come una potente sveglia che suona quando stai vivendo il momento più intenso all’interno di un sogno. Sono bruscamente atterrato e ho dovuto affrontare la triste realtà dell’economia come unico motore del calcio di oggi. Ormai il valore tecnico del giocatore quasi non conta più. Ad avere la meglio è il suo valore economico presente e possibilmente futuro. È triste da dire, ma oggi sono quasi più forti i procuratori e i fantomatici agenti di mercato, piuttosto che i loro clienti. Troppo spesso si conducono trattative guidate dal Raiola o dal Jorge Mendes di turno, i quali si arricchiscono grazie ai trasferimenti che portano a termine. Se la situazione del Milan (ma non solo) è degenerata, è anche per colpa di questa tendenza che ormai non è più solo tendenza, ma rappresenta la quotidianità dei trasferimenti globali.

“Il mio anno preferito” Nick Hornby

“Ero giovane, ingenuo e impermeabile alla verità. Non vedevo lo squallore meschino di una società allo sbando. Come diceva la canzone, ero un sognatore. Un piccolo sognatore folle. Il Watford era una squadra di merda.”

Un libro sul calcio come passione, la più viscerale, intima e inconscia. Un libro a tratti “sporco” che racconta di realtà legate al mondo del calcio che non crediamo siano possibili. Squadre di seconda e terza divisione inglese. Campionati combattutissimi, nel vero senso della parola. Hooligans, padri e madri di famiglia, nipoti, nonni, tifosi come noi, più di noi. Questo libro ridicolizza le grandi squadre, ti fa capire quanto sia troppo facile tifare una grande squadra (o una squadra che era grande, ahinoi…). Chi ha le palle tifa Watford, West Ham, squadre meno blasonate, abituate a lottare per guadagnarsi sul campo e di diritto un posto tra le grandi. A suo modo NIck Hornby fa riflettere su quanto sia troppo comodo tifare squadroni. L’essenza del tifo non l’ho trovata leggendo di grandi squadre.

“Il secondo tempo” Roy Keane – Roddy Doyle

“Quando Diego (Forlan) se ne andò, passò a salutarci.

“Roy, io vado”

“E dove vai?”

“Villareal”

“E dov’è che è, Villareal?”

“A venti minuti dalla spiaggia.”

Ridemmo.”

Non ho ancora finito di leggerlo questo libro. L’ho comprato perchè Roy Keane è una leggenda assoluta e la sua biografia merita di essere letta. Per quello che ho letto fin’ora, la cosa che emerge oltre alle sfumature caratteriali e psicologiche del personaggio, è il talento. La narrazione del talento è predominante in quasi tutte le pagine. Mi ha colpito la naturalezza con la quale sono descritte le gesta di questo straordinario giocatore. Talento, quello che manca ad alcuni nostri giocatori, che per nostra sfortuna non faranno mai la storia (al massimo la leggeranno, sempre che sappiano leggere), come invece ha fatto Roy Keane. Nel calcio che mi piace, quello che conta è il talento, il quale spesso e volentieri è a servizio di una personalità particolare e fumantina come quella di Keane (Ibrahimovic vi dice niente?). Sono curioso di concludere il libro, ma le premesse sono ottime.

Questi sono i libri con i quali ho avuto o sto avendo a che fare. L’argomento è comune in quasi tutti i testi. Chissà quando tornerò a leggere un libro che parli del grande Milan degli anni ’20 del 2000. Magari non siamo tanto lontani dalla scrittura di quel libro, ma magari no. Chi vivrà, vedrà. Intanto non riordinare la scrivania è stata decisamente una bella idea!

@TheRub14

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