C’era una volta…Marco Van Basten

Basterebbe questa fantastica citazione di Paolo Condò, giornalista sportivo e grande penna della Gazzetta Dello Sport, per descrivere Marco Van Basten.

Tutti noi Cuori Rossoneri sappiamo che non basterebbe una vita intera per descrivere la supremazia, le gesta tecniche, l’intuito geniale del “Cigno di Utrecht”. Tanti in queste ore, stanno ricordando le sue reti, il suo dolorosissimo addio, la sua carriera tempestata di diamanti, che i mortali chiamano “gol”.
Anche noi come tutti, vogliamo e dobbiamo, rendergli onore e lo facciamo provando a descrivere una delle partite più significative nella quale Van Basten si rese protagonista.
Milan 4-0 Steaua Bucarest
Il Milan della stagione 1988-1989 è da poco quello squadrone guidato da Arrigo Sacchi, che presto diventerà il gruppo degli “invincibili”.
La stagione raggiunge l’apice con la finale di Coppa dei Campioni. L’avversario dei rossoneri, è la Steaua Bucarest, una squadra tostissima per l’epoca e vera e propria rivelazione del torneo e del calcio europeo. La squadra è interamente composta da giocatori, allenatore rumeni.
La finalissima si gioca al Camp Nou di Barcellona, e il pubblico raggiungerà la quota record di 97.000 spettatori, la maggioranza dei quali rossoneri.
Il Milan annichilì gli avversari romeni, che non si resero quasi mai pericolosi. Il risultato finale fu segnato da due doppiette: una di Ruud Gullit e l’altra da Van Basten.
Il primo gol di Marco è pazzesco. Tassotti crossa dalla fascia destra e Van Basten, raggiunge il pallone in corsa, stacca e con un colpo di testa violentissimo manda la palla alle spalle del portiere. L’esultanza che segue è ancora più bella. Con una naturalezza incredibile, come se avesse segnato al campetto con gli amici, invece che durante una finale di Champions, tende l’indice al cielo e corre verso la bandierina, per finire abbracciato dai compagni, come a dire: “è inutile che esulti, sono il più forte, e tanto ve ne faccio un altro”.
Puntuale come una cambiale, arriva anche il secondo gol di Marco (non prima però di aver visto segnare il 3-0 da parte di Gullit).  Palla filtrante in area, Marco è defilato e un po’ laterale rispetto alla porta. La palla ce l’ha sul sinistro, lui è destro! “Destro, sinistro..c’è differenza?” sembra dire il campione. In effetti no, non c’era differenza. L’olandese fa partire un diagonale rasoterra che beffa ancora il portiere avversario e si insacca in porta. Doppietta, strapotere offensivo e 5a Coppa Campioni della storia rossonera portata a casa.
Potremmo descriverli tutti i gol di Marco, mai banali, irripetibili, a vederli fatti sembrano tutti semplicissimi, perchè per lui le cose straordinarie erano invece le più semplici, mentre quelle più semplici e ordinarie, come le sue maledette caviglie, erano complicatissime e gli han fatto penare un sacco di dolori, fino al dolore più grande, il giorno del suo addio al calcio, nell’estate del 1995.
Adriano Galliani ha descritto quel brutto momento con una frase emblematica: “il Calcio perde il suo Leonardo da Vinci”. Proprio come l’originale fiorentino, non crea più capolavori, ma la sua arte resta e sarà studiata e ammirata da tutti fino alla fine dei tempi.
Tanti Auguri, Marco!
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