Sinisa, Eusebio e Roberto: les jeux sont faits(?)

Foto di www.gettyimages.com
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Pum! Magia. Arriva una sconfitta e si torna a parlare della panchina rossonera. Perdere contro il Sassuolo, fuori casa, dopo nove risultati utili, con una formazione discretamente in emergenza, ci può stare. I catastrofisti si mettano l’anima in pace.  A questo aggiungiamo l’eurogoal di Duncan al primo tiro in porta emiliano e il goal su azione palesemente irregolare di Sansone ed ecco che viene fuori un quadro non certo positivo, ma neanche dei peggiori. E pazienza se, guarda caso, gli avvoltoi sono già lì, tutti pronti a banchettare dopo settimane di astinenza. Tocca quindi leggere che, secondo Corriere.it, il Sassuolo avrebbe vinto in 10(roba da impazzire, l’espulsione di Berardi arriva a partita ormai chiusa)e, soprattutto, ben architettate notizie sul futuro della panchina rossonera, con il mai tenero Alessandro Alciato che riferisce di un Mihajlovic sicuro partente. Stavolta la novità sarebbe che lo stesso serbo avrebbe optato per questa decisione. Insomma, bombe ad orologerie sapientemente fatte brillare per destabilizzare un ambiente che prova a ritrovare tranquillità: non una novità. Va detto che la società, nella figura del presidente Berlusconi, non fa nulla per spazzare via queste voci e per gettare preventivamente acqua sul fuocherello acceso, pronto a divampare ad ogni sconfitta.

Ma ci piace fantasticare, così proviamo a pensare davvero ad un dopo-Mihajlovic e lo facciamo andando a valutare i due nomi più quotati per il futuro rossonero: Eusebio Di Francesco e Roberto Donadoni.

Eusebio Di Francesco è un tecnico che si è fatto apprezzare sin dagli esordi con la sua idea di calcio offensiva, lui che non nega di essere un figlio di Zeman. Il diktat della sua carriera, sino ad oggi: 4-3-3. Non nutriamo forte simpatia verso i tecnici troppo dogmatici e l’alenatore sassuolese sembra appartenere a questa schiera. Circa la bontà del lavoro svolto in Emilia va comunque tenuto in considerazione un grosso fattore: la possibilità di sbagliare. Di Francesco ha avuto tre anni per oliare i meccanismi dei neroverdi che, non di rado, giocano con precise aperture a memoria e rapidi scambi che sono figli di un gruppo unito e che, calcisticamente, parla la stessa lingua. Grandi meriti vanno alla mano del tecnico che ha reso il Sassuolo una squadra temutissima dopo le facili ironie derivanti dal 7-0 patito in casa contro l’Inter tre anni fa che avevano troppo rapidamente archiviato la squadra del patron Squinzi a Cenerentola del torneo. Ma il 4-3-3 è davvero il modulo del futuro? E se sì, lo è del futuro rossonero(poca scelta in rosa per tale modulo)?

Roberto Donadoni non ha bisogno di presentazioni. Uomo tutto d’un pezzo, amato dal popolo milanista ed emblema dell’inizio dell’epopea berlusconiana. Nessun dogma tattico e tanta esperienza da allenatore e da calciatore. L’ago della bilancia pende a suo favore. Resta, tuttavia, un’unica perplessità circa la sua capacità nella gestione di un top club e di grandi giocatori, essendo stato fagocitato in quel di Napoli e uscendo con le ossa rotte dall’esperienza in Nazionale(cammino azzurro fortemente sottovalutato).

Les jeux sont faits(?), rien ne vas plus, a voi la scelta.

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