Roberto Donadoni: chierichetto part-time, centrocampista di livello

Luigi Garlando, storica penna della Gazzetta Dello Sport, svela in un suo articolo del 1994 una curiosità molto simpatica riguardo al passato del centrocampista del Milan Roberto Donadoni:

Crediti foto: acmilan.com

“La carriera calcistica di Roberto Donadoni iniziò con un aut-aut: puoi giocare a pallone se accetti di fare il chierichetto. La condizione fu dettata dal parroco di Cisano Bergamasco, il paese natale del rossonero: Roberto e i suoi amici ai tempi delle elementari non avevano un campetto su cui giocare.”

Fu proprio in quel contesto che un giovanissimo Donadoni iniziò a muovere i suoi primi passi, calcisticamente parlando. Il suo palmares è ricco di ottime statistiche: esordisce il 14 settembre 1984 in Atalanta-Inter (1-1), conta 262 presenze in Serie A (210 con il Milan e 52 con l’Atalanta), 18 gol (15 con il Diavolo e 3 con la Dea) e ben 32 presenze nelle Coppe Europee dal suo debutto, nel 1987 in Gijón-Milan.

L’articolo di Garlando a lui dedicato, sottolinea la voglia di vivere la vita come una sfida, mentalità che ha sempre contraddistinto il calciatore nel Milan, nella Nazionale e in qualsiasi attività di carattere sportivo o meno che praticasse. Un maledetto rigore in Argentina, nel 1990 e la fine di un ciclo azzurrro tuttavia, segnarono un punto di svolta nella percezione della sua carriera:

Il 14 settembre 1991, prima di uno Juve-Milan, Donadoni si piazzò davanti a Capello e chiese chiarimenti. Nel giro di poche ore gli era stato detto che “non avrebbe giocato”, “avrebbe giocato”, “non avrebbe giocato”. Un episodio simbolo di una situazione molto più generale, in mutazione, un abito mentale da riadeguare, una sorta di andropausa calcistica. Dovette abituarsi all’idea di non essere insostituibile. Importante sì, ma non essenziale.”

Dopotutto Donadoni, rossonero dal 1986, nonchè uomo della prima ora del ciclo sacchiano che lo aveva portato a sollevare una Champions League al Camp Nou, dovette fare i conti con il passare del tempo: la messa sul mercato in estate, il ritorno all’Atalanta, la mancanza di serenità ed equilibrio che per fortuna riuscì a trovare ripartendo da Atene con la Nazionale.

Il suo segreto è una vita condotta lontano dagli eccessi. Gli hobbies? Ritagliati addosso alla sua riservatezza: la tranquillità di un green golf con Van Basten e Massaro, le carte in coppia fissa con Filippo Galli, il biliardo: le sue sfide con Sebastiano Rossi sono il meglio che si possa vedere al biliardo di Milanello.”

Roberto Donadoni ad oggi resta un simbolo di semplicità, autenticità e seppur immortale, capace di accettare le proprie cadute. Con la certezza e la voglia di sapersi sempre rialzare per incominciare un’altra sfida a centrocampo. Non male per un chierichetto della domenica.

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