Quando a Milanello si parlava brasiliano…

Inizio questo pezzo come di solito si incominciano le belle favole, quelle che vorresti non finissero mai.

C’era una volta il Milan targato Brasile.

Prima di giungere al Milan che si è imposto su tutt’Europa arrivando ad essere il Club più titolato al mondo, è doveroso ricordare il primo giocatore verdeoro della storia rossonera.

Stiamo parlando di Josè Altafini. Acquistato dal Milan nel 1960, a soli 20 anni si rivela uno degli attaccanti più forti in circolazione all’epoca. In 7 stagioni vince 4 Scudetti e 1 Coppa Campioni segnando 161 gol. Nel 1963 realizzerà ben 14 reti, realizzando così il record di gol in Serie A di quell’anno.

Dopo Altafini, un altro giocatore a vestire la maglietta rossonera, è Amarildo, che dal 1963 al 1967 realizza 32 gol in 107 presenze, è ricordato anche come il giocatore non difensivo con più espulsioni, nella storia della Serie A.

L’ultimo giocatore ad approdare al Milan prima del blocco degli stranieri del 1970 è Angelo Benedicto Sormani, il quale, nel Milan del Paròn Rocco, vincerà praticamente tutto.

L’ondata di talenti brasiliani continua anche e soprattutto in tempi più recenti. Dopo la fine del blocco trasferimenti, nel 1997 riprende il rapporto tra Milano e il Brasile. I primi verdeoro della gestione Berlusconi saranno il duo Leonardo-Cruz, dopo di loro è il turno del Milan vincente e imbattibile di Ancelotti, che si imporrà sui campi nazionali e internazionali.

Tra i tanti campioni che hanno indossato e onorato la gloriosa maglia rossonera ci sono Serginho, Cafù, Roque Junior, Dida, Kakà, Ronaldinho, Pato, Ronaldo, Thiago Silva e Rivaldo. Tanti campionissimi dunque, che nel tempo hanno fatto la storia e si sono affermati anche in campo internazionale.

Ma questo trend che fine ha fatto? Oggi dei 30 giocatori che compongono la Rosa, solo 3 sono brasiliani, Kakà, Robinho e il giovane portiere Gabriel. Questo drastico ridimensionamento è dovuto in parte a ragioni anagrafiche dei campioni citati in precedenza, in parte al fatto che il Milan sta cambiando assetto e idee e ha già lasciato intendere che il tempo per far spesa in Brasile è ormai agli sgoccioli, ma si preferisce invece puntare ai giovani di casa nostra e crescere i nostri futuri campioni dalle giovanili. Il modello da seguire è la “Cantera” di Barcellona, che ha sfornato giovani spagnoli del calibro di Iniesta e Xavi, tanto per far due nomi.

Insomma pare che i bei tempi del 4-3-fantasia, delle percussioni sulle fasce di Cafù e Serginho, delle galoppate palla al piede di Kakà, dei numeri e delle danze di Ronaldinho, siano definitivamente tramontati.

Ora come ora pare impossibile un ritorno a quel “Fùtbol Bailado” che tanto ci ha esaltato e fatto gioire, la speranza è che prima o poi ci si riaffacci al di là dell’Oceano e si dia un’occhiata alla spiaggia di Copacabana, magari tra i numerosi bambini che giocano con un pallone tra i piedi si nasconde un futuro campione verdeoro pronto a indossare la maglietta rossonera.

 

@TheRub14

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