La Gazzetta sul Bancone: il Milan espugna l’invalicabile Villa Chayes

Quando il Milan riuscì a battere il Livorno nel suo storico campo da gioco, Villa Chayes, la Gazzetta Dello Sport del 16 novembre 1926 lo definì come un “avvenimento sensazionale della giornata” e come “la fine di una leggenda“.

Il Milan della stagione 1926-1927 | Crediti foto: Wikipedia

I rossoneri riuscirono a sfatare la tradizionale invulnerabilità di Via Lepanto, che fu per antonomasia, il campo da gioco dell’Unione Sportiva Livorno nei suoi tempi gloriosi, quando nella nella sua squadra vi giocavano Magnozzi, Pitto, Vincenzi, Fresia, Bianchi, Silvestri e tanti altri.

“[…] L’odierna prova dei Milanisti non ha sorpreso perché si conoscono, e non da ora, le magnifiche doti di combattività di questa squadra capace di maggior exploit. Il risultato di oggi, ottenuto in maniera più che convincente, dimostra ancora una volta la pericolosità di questa squadra, degna di essere annoverata fra le maggiori non tanto per l’insieme quanto per l’inviolata decisione e capacità decisionale dei suoi componenti animati da una verve irresistibile. Il fattaccio è avvenuto con maggior regolarità e gli applausi che hanno salutato i vittoriosi alla fine del disputatissimo incontro sono la prova della cavalleresca sportitvità del pubblico labronico I diavoli rossoneri, in virtù del loro temperamento volitivo, e in forza di un’efficienza chiaramente dimostrata hanno sfatato la quadriennale invulnerabilità di Villa Chayez.

Costruita alla dell’800 da Fernando Bini, Villa Chayes fu trasformata in residenza di villeggiatura dalla famiglia Campari nel 1888. Nel 1904 venne venduta a Giuseppe Carpena e Eugenio Baldini, figlio del noto pittore Giuseppe Baldini, ma la svolta decisiva si verificò nel 1906, quando fu acquistata proprio dai fratelli ed industriali Guido e Adolfo Chayes. Il duo scelse di investire nello spazio per consentire al Livorno di crescere e rappresentare la città al meglio.

Crediti foto: Livorno Hotel Universal

Come ben si sa, il Diavolo non perdona ed è per questo motivo che la formazione composta da Carmignato, Schienoni, Barzan, De Franceschini, Pomi, Hayos, Covenini, Santagostino, Ostroman, Savelli e Paride offrirono una prestazione indimentcabile persino per i tifosi livornesi dell’epoca.

La fisionomia dell’incontro è stata quanto mai varia. Le azioni si sono eseguite alternandosi sui due campi e il numero dei corner parla chiaramente di quello che è stato l’andamento delle varie fasi, nelle quali i rossoneri sono apparsi innegabilmente superiori in decisione, velocità e conclusione. […] Contro questa squadra dal gioco scintillante e chiaro sia all’attacco che in difesa, con un portiere che è stato all’altezza della situazione, gli amaranto sono apparsi in declino […] Oggi la fortuna ha abbandonato i suoi beniamini ed ha aiutato i coraggiosi ospiti impedendo il paraggio amaranto, in verità non meritato.”

Per usare una metafora, i rossoneri della prima “Divisione Nazionale” della storia seppero tenere a bada i toscani, espugnando il loro stadio. Le due reti messe a segno da Santagostino e Ostroman permisero di tornare a Milano con un ricco bottino.

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