La giostra rossonera arriva al capolinea.

Venghino signori, venghino. Salite sull’AC Milan, nuova attrazione del parco con dei saliscendi vertiginosi e dove l’imprevedibilità del percorso regna sovrana, sempre se di percorso si può parlare. Come ormai consuetudine da un paio di anni, la nostra stagione dopo la dolce illusione dell’inizio 2016 si chiude virtualmente con ogni probabilità in quel sesto posto che tutto sommato, salvo miracoli e crolli improvvisi delle squadre che ci precedono, era la posizione che ci aspettavamo ma che di certo non speravamo.

Bisogna guardarsi anche indietro, questo è certo, ma il distacco sembra tale da garantirci almeno il preliminare d’Europa League che condannerà i rossoneri ad iniziare la preparazione proprio nell’anno degli Europei e proprio nell’anno del centenario (centenario!) della Copa America. Piove sul bagnato insomma, e la speranza di vincere la Coppa Italia è pressochè nulla visti i ritmi della Juve e di Rizz… ehm della Juve. Ma sì, giusto un po’ di pepe per la finale, ci rimane ben altro.
Quel che duole dire è che la squadra vista ieri sera a San Siro, sotto gli occhi di Berlusconi che dubito fortemente abbia gradito lo spettacolo, non è più una squadra: forma fisica imbarazzante, ma questo lo sospettavamo dal momento che la rosa è costituita da 25 calciatori di cui 13 di valore al di sopra della sufficienza. Gioco praticamente inesistente ma non è anche questa una novità: Mihajlovic non è stato preso per farci brillare gli occhi ma per mettere un po’ di cuore in questa squadra che ieri passeggiava, e ripeto PASSEGGIAVA, sul prato di un San Siro piuttosto gelido e poco trascinante, già a 30 minuti dalla fine contro la Lazio che tre giorni prima aveva preso tre gol in un tempo dai modesti cechi dello Sparta Praga, cenerentola dell’Europa League 15/16. Purtroppo la delusione è tanta, così come la rassegnazione e la paura che il Milan non sarà mai più quello di una volta. E non parlo di quello che non ho avuto la fortuna di vedere, quello di Sacchi e Capello, ma quello Ancelottiano e post-Ancelottiano che con o senza vittorie schierava in campo giocatori di una qualità pazzesca ed anche se non vincevi potevi scegliere se battere una punizione con Ronaldinho, Pirlo o Beckham. Oggi la stessa scena la vediamo con Honda e Bonaventura che, con tutto il rispetto ed il massimo affetto soprattutto nei confronti dell’ex-atalantino che è un signor giocatore a mio modestissimo avviso, si affannano a trovare la soluzione migliore e cercare con dei colpi non nelle loro corde di risolvere da soli le grane di una squadra senz’anima, specchio riflesso della dirigenza. Certo, se magari la Dea Bendata (magari nominandola con le lettere maiuscole ci ascolta) prendesse in considerazione l’idea di non farci prendere i consueti legni ogni partita, saremmo più contenti ed anche il nostro Jack vedrebbe il suo sforzo d’improvvisarsi Jordi Alba, Pirlo e Ronaldinho (a proposito, auguri genio) nella stessa persona. E non contenti, rischiamo di prendere il gol della beffa ma per fortuna in porta c’è un fenomeno. Non ci resta che sperare che qualcosa a livello dirigenziale cambi, e soprattutto in fretta perchè questo non è il mio Milan e non è la squadra di cui sono e sarò sempre follemente innamorato.

@simostu9

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