La Gazzetta Sul Bancone: il Lord of Milan e la nascita del sentimento rossonero

Mi trasferisco a Milano per lavoro, e lì formerò una squadra di veri diavoli che vi darà parecchio filo da torcere.” Con queste parole Herbert Kilpin, il fondatore dell’A.C. Milan annunciò il suo arrivo nel capoluogo lombardo, destinato a dare i natali a quella che oggi è una delle squadre che hanno fatto la storia del calcio nazionale e mondiale.

Figlio di macellai, apprendista in una fabbrica di pizzi e merletti e da sempre appassionato di calcio, Herbert giocò in tutti i ruoli delle sue squadre locali: i Notts Olympic e St. Andrews. La svolta, in termini personali e professionali, si verificò a Torino, dove giocò nell’International Foot-Ball Club ogni domenica, anche dopo il trasferimento a Milano.

Crediti foto: acmilan.com / Style of Life 21

Il 16 dicembre 1899 le carte in tavola cambiano. In una sala dell’hotel Principe di Savoia, in Piazza della Repubblica, Herbert Kilpin e i suoi connazionali: Samuel Richard Davis, Alfred Edwards, Edward Nathan Berra, David Allison, Penvhyn Llewellyn Neville, Kurt Lies, Henry Mildmay Saint John, Barnett, Hayes e ai fratelli Pirelli, Angeloni, Guido Valerio, Antonio Dubini e Giulio Cederna fondano l’Associazione Calcio Milan. La sede della società, guidata dal presidente Edwards, si trovava nella Fiaschetteria Toscana di Via Berchet, 1.

Vennerò così gettate la basi del sentimento rossonero e la Gazzetta dello Sport, nata da appena tre anni, ne fu pienamente testimone parlando del Milan in questi termini:

Finalmente! Dopo tanti tentativi infruttuosi, finalmente anche la sportiva Milano avrà una società pel giuoco del football. Per ora, sebbene non ci si possa dilungare d’avvantaggio, possiamo però di già accertare che i soci toccano la cinquantina e che le domande di ammissione sono copiosissime. Lo scopo di questa nuova società sportiva è quello nobilissimo di formare una squadra milanese per concorrere alla Coppa Italiana della prossima primavera. […] La nuova società avverte che chiunque desideri imparare il football non avrà che recarsi al Trotter nei giorni stabiliti e troverà istruttori e compagni di giuoco.”

In Piazza Andrea Doria, dove ora si trova la Stazione Centrale, il Milan trovò la sua prima casa. Un punto di riferimento per i primi “candidati” che sognavano di entrare a far parte di questa nuovissima squadra e che erano costretti a presentarsi sul campo di calcio già in tenuta da gioco, per via dell’assenza di tribune e spogliatoi. Tra i talenti della primissima squadra possiamo ricordare Bosshard, Giger, Widmer e gli italiani Bianchi, Colombo, Moda, Rizzi e Renzo De Vecchi, esordiente ad appena 15 anni e soprannominato il “Figlio di Dio“.

Crediti foto: La Gazzetta dello Sport

Le partite venivano originariamente seguite da un gruppo nutrito di tifosi, circa 500 fin dai primi anni del ‘900, pronti a sostenere la squadra in ogni momento e fondamentali per la costruzione del concetto di tifo calcistico, un vero e proprio fenomeno sociale e culturale destinato ad evolversi nell’arco di un secolo. Dopo solo un anno e mezzo dalla sua fondazione, Kilpin creò un team di qualità, capacità, valore e soprattutto spirito di squadra. Il 5 maggio 1901 il Milan vinse il primo titolo di una lunga serie che non stiamo qui a raccontarvi.

Il Lord of Milan, nickname coniato appositamente per Herbert Kilpin e strettamente connesso alle sue origini britanniche, seppe gettare le basi non solo per la costruzione di una squadra, ma fece letteralmente appassionare al calcio, ai suoi protagonisti, alle sue dinamiche. Un’intera generazione fu rapita da 11 uomini vestiti di rossonero e scelse di tramandare la sua passione, il suo Sentimento con la S maiuscola, ai suoi figli. Il resto è storia.


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