La Gazzetta sul Bancone: quel Milan ’73 che annegò nelle Coppe

Correva l’anno 1973 e il “Parón” Nereo Rocco faceva il bilancio di una stagione al vertice per il suo Milan.

Coach Nereo Rocco of AC Milan during the Coppa delli Alpi match between Eintracht Frankfurt and AC Milan on June 24, 1967 at Frankfurt, Germany. (Photo by VI Images via Getty Images)

Secondo posto in campionato, una Coppa delle Coppe conquistata contro il Leeds e soprattutto una Coppa Italia conquistata battendo la Juventus,all’epoca campione d’Italia, ai rigori. La Gazzetta dello Sport raccontò come ci fu totale assenza di recriminazione per aver mancato un obiettivo così significativo come lo scudetto:

Due obiettivi su tre e lasciamo stare….Verona, per favore. Lo scudetto lo abbiamo perso altrove. Silenzio. Altrimenti il Presidente mi multa.”

Nereo Rocco ad Angelo Rovelli, 3 luglio 1973 (Gazzetta dello Sport)
Finale di Coppa Italia, Milan-Juventus (1-1). La parità terminò con la vittoria dei rossoneri ai rigori.

Nereo Rocco, a fronte di una stagione veramente ottima per i Diavoli rossoneri, ebbe solo parole d’elogio per i suoi giocatori. In un’intervista a cura di Angelo Rovelli per la prima pagina della Rosea, l’allenatore dichiarò:

Il tema che più mi interessa trattare concerne la sciocchezza che era stata messa in giro al termine del campionato di una improvvisa flessione del Milan per cattiva preparazione. Io posso anche aver commesso degli errori (e chi non ne commette?), ma quell’accusa la respingo in assoluto: storie, altrochè! Sono piuttosto cattive, autentiche malignità. La famosa stanchezza della squadra si è scoperta proprio il 1 luglio all’Olimpico, dopo 120 minuti tirati allo spasmo: cinque rigori su cinque battuti da cinque uomini differenti. E vi so dire che se non si è freschi, lucidi, concentrati, i rigori si sbagliano“.

Un dato altrettanto interessante che venne evidenziato durante l’interivsta di Rocco alla Gazza, fu come fin dagli anni ’70, i giocatori della Vecchia Signora manifestassero certi comportamenti ed atteggiamenti poco “sani” rispetto ai valori e ai principi su cui si fonda il calcio stesso. Il “Parón” si riferì infatti allo scontro finale in Coppa Italia proprio in questi termini:

Dico la verità: la Juventus che mi è sempre piaciuta, non ha mai ostentato quest’aria di superiorità, quasi di intoccabilità, quell’alzar le braccia al cielo, quel rivolgersi all’arbitro con un tono quasi sempre risentito […] Facciamola finita con il calcio intessuto di malignità. Nessuno ci guadagna, anzi, alla lunga tutti potrebbero perderci“.

Rileggendo queste dichiarazioni, possiamo dire che forse ad oggi abbiamo tutti perso. Tante cose sono cambiate da quel 3 luglio 1973 tra alti e bassi. Certo è che personaggi con una mentalità e un carattere come Nereo Rocco non ne esistono più. E ben pochi allenatori possono dire di essere annegati nelle Coppe, come lui ben fece quell’anno.

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