Da Maldini a Maldini, alba e tramonto del vecchio Milan.

Se ci avessero detto a febbraio che da lì a poco la squadra sarebbe andata in ritiro, avremmo preso per pazzo il nostro interlocutore. Eppure è andata così. Un inspiegabile calo di attenzione quello visto a Bergamo, una partita senza senso, senza nerbo, giocata per perdere. Al Milan di Sinisa Mihajlovic non si può certo rimproverare la voglia e la tenacia, eppure da quattro partite assistiamo a prestazioni inguardabili. il serbo giura: “non è una questione fisica”. E noi gli crediamo, questa squadra è ripiombata nella mancanza di fiducia non appena sono mancati dei punti fermi(Niang, Montolivo, Abate). Questo palesa la forte mancanza di personalità della rosa e di un gruppo unito sì, ma debole e mai pronto a reagire, un po’ quello che riflette il terreno di gioco. Ed adesso torna tutto in discussione. Prescindiamo dal commentare i nomi per la panchina e la situazione di eterna sfiducia/indecisione sul da farsi, non se ne può proprio più.

Scopriamo, tuttavia, che essere candidati per la panchina rossonera è quanto di più semplice possa accadere. Brocchi, non ce ne voglia, ripete cose abbastanza banali sulla sua idea di calcio, roba già sentita da Inzaghi. Certamente, per entrambi, i propositi sono dei migliori, ma la sostanza cambia quando la società ti sceglie per non essere contrastata nelle proprie decisioni folli. “Sei allenatore del Milan alla prima esperienza, ringrazia le tue divinità”, è un po’ questo il ragionamento fatto nei piani alti.

C’è sempre l’idea di Milan ai milanisti ma, guarda caso, i più validi ed invidiati elementi, come Albertini, Maldini ecc sono a spasso. Il motivo è assai banale: servono cuscinetti, non persone autoritarie e di polso che potrebbero imbarazzare l’attuale dirigenza. Dunque sarà Brocchi il futuro? Non lo sappiamo e abbiamo promesso di non parlarne.

Una settimana triste quella appena passata, la settimana dell’addio a Cesare Maldini, un’icona, una leggenda rossonera e non solo. Chi scrive ha avuto l’onore di vivere l’ultimo atto di Cesare Maldini come allenatore di club e di vivere quel meraviglioso 6-0 inferto nel derby ai cugini dell’Inter. Solo per quel ricordo, la mia gratitudine ed affetto rimarranno imperituri. Speriamo che il figlio Paolo, così ingiustamente fatto fuori dal nostro Milan, possa ritornare ad essere parte attiva della squadra. Il Milan come lo conosciamo noi è nato con i Maldini ed è morto con la fine del rapporto con la loro famiglia.

 

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